PAOLO E STEFANIA: ABBIAMO IMPARATO A FIDARCI

Non ci mancava nulla, avevamo il nostro amore, la nostra casa, il nostro lavoro e nostro figlio Gioele. Un giorno però
qualcosa cambia: viene a mancare il lavoro di Paolo, che nel giro di qualche mese si ritrova da Geometra responsabile
di cantiere a disoccupato padre di famiglia. Comunque le aspettative erano relativamente buone, i sussidi e il
curriculum ci permettevano di pensare al futuro; tanto che a maggio dell’anno successivo nasce Michele.
Dopo la felicità iniziale per questa nuova vita, entriamo nel turbinio della quotidianità fra notti in bianco, poppate e
gelosie del fratello maggiore da gestire. Ogni giorno/mese che passava l’attenzione di Paolo si spostava sempre più
dalla famiglia alla sua ricerca di occupazione e a far quadrare i conti del bilancio familiare. I mesi passavano, la crisi
economica mondiale non dava tregua e diminuiva le possibilità di trovare un nuovo impiego nonostante i vari corsi e
gli inutili colloqui. Un padre senza lavoro come può provvedere al sostentamento della sua famiglia?! Questo era il
pensiero che lo tormentava sempre più intensamente tanto da iniziare a logorarlo dentro. Il suo sorriso era svanito, la
sua serenità era svanita, la sua collaborazione in famiglia era svanita… Paolo era svanito: si era spento. Nonostante la
vicinanza e il sostegno dei nostri rispettivi genitori, Paolo era entrato in quel buio che ti fa perdere la strada, il buio che
ti porta ad avere ogni giorno un buon motivo per non alzarti nemmeno dal letto; una volta era mal di testa, un’altra
mal di stomaco, un’altra i cervicali… ogni giornata era diventata un ostacolo invalicabile. Nemmeno i nostri figli erano
un buon proposito per scendere dal letto e vivere una giornata normale.
Di mio provavo ogni giorno a spronarlo a rassicurarlo, avevamo un tetto sulla testa e pane sulla tavola ma ancora non
era sufficiente. Che cosa potevo fare? Ammetto di aver pensato di gettare la spugna, qualcun altro si sarebbe
occupato di lui, io ne avevo già due a cui pensare uno di 5 anni e uno di pochi mesi.
Ma proprio in quei giorni, mentre toccavamo il fondo nel buio totale, uno spiraglio di luce si faceva strada. Una mia
carissima amica mi informò che a distanza di un mese sarebbe partita per visitare un posto per lei meraviglioso. Non
mi fece nessun tipo di invito ad andare, ma dentro di me si innescò qualcosa che mi faceva desiderare tantissimo quel
viaggio con destinazione Medjugorie.
Ovviamente Paolo non era d’accordo né con la spesa troppo onerosa in quel momento, né con le ore di pullman da
affrontare con i bambini. Qui è iniziata la mia battaglia contro i suoi no, arrivando alla minaccia: se tu non vuoi venire
vado da sola con i bambini.
A novembre eravamo in viaggio. Non avevo nessuna aspettativa, era già stata una conquista averlo tirato fuori di casa.
Si rivelò un viaggio risolutore. Ci siamo accorti che non eravamo soli ad affrontare i problemi l’uno dell’altro. Era
bastato cambiare prospettiva, alzare lo sguardo per accorgerci che i nostri problemi non erano problemi, i figli
sarebbero cresciuti e le difficoltà sarebbero state superate.
Dovevamo imparare a fidarci e ad affidarci, anche l’uno dell’altro. Abbiamo iniziato un cammino di preghiera in
famiglia che ci ha portato a superare le difficoltà. Su suggerimento abbiamo invocato l’aiuto di San Giuseppe con una
novena. Finita questa è arrivato il segno che tanto aspettavamo. Un amico che non sentivamo da anni ha consigliato a
Paolo di partecipare ad un concorso che successivamente è andato a buon fine. Da qui le cose hanno iniziato a girare
diversamente. Da una opportunità all’altra, stavamo uscendo dal buio per tornare alla luce.
A quanto pare non era finita, infatti nel 2020 siamo stati messi alla prova di nuovo, questa volta più intimamente.
Finalmente rinati, eravamo alla ricerca del coronamento del nostro sogno d’amore. Ci siamo messi alla ricerca del
nostro terzo figlio, ma la ricerca è stata questa volta difficile, a tratti dolorosa. Questa volta è toccato a Paolo prendersi
cura dei miei giorni neri. Di nuovo la preghiera, l’affidamento, ci hanno portato il sole. Dopo la pioggia è arrivato
l’arcobaleno in Maria Sofia nel novembre 2021.
Non è assolutamente vero che una coppia è 50 e 50, nessuno è la dolce metà dell’altro ma siamo il completamento e il
sostegno quando nell’altro viene a mancare.
Siamo stati nella paura, soli, incapaci di far fronte ai problemi insormontabili che la vita ci metteva davanti. Dal giorno
in cui abbiamo smesso di pensare di potercela fare con le sole nostre forze, le cose hanno cominciato a cambiare. Da
quando abbiamo affidato la nostra vita al Signore e abbiamo imparato a fidarci che le cose giuste per noi, sarebbero
arrivate non quando volevamo noi ma nel momento giusto per noi, i nostri passi sono stati in discesa. Ci saranno altre
salite alcune già all’orizzonte, anche difficili da superare, ma sicuri di essere accompagnati dall’alto e dall’altro non
avremo più paura. Perché come dice un nostro carissimo amico il contrario di CREDERE è avere paura.